Sento nonno parlare all’esterno della casa.
Apro gli occhi.
Scendo dal letto e vado in cucina scalzo.
Nonna mi vede, non mi fa arrivare al tavolo, strepita; allora torno indietro.
Entra un po’ di sole dalla finestra, le mattonelle sono tiepide.
Prendo le ciabatte. Le infilo appena di punta e ritorno indietro.
Nonno intanto è entrato in cucina e ha posato delle uova sul tavolo.
“Sono andato da Livio a prenderle”
Uova fresche a colazione, quindi zabaione.
Chiara, mia sorella, non è ancora sveglia. Ivana nascerà tra qualche anno. Mamma è fuori sul terrazzino.
Nonna rompe il guscio. Albume in un contenitore, tuorlo in un bicchiere tipo osteria. Zucchero: un cucchiaino, due.
“Orzo o cioccolato?”
“Orzo”
Un cucchiaino pieno dentro. Il bicchiere passa a mio nonno.
Ormai da un po’ mi sento grande abbastanza da poter sostenere scelte alimentari esotiche. Orzo a parte, ho anche cominciato a mangiare la pizza col salame.
Parte il tintinnare ritmico del cucchiaino nel bicchiere.
“Papà dov’è?” chiedo.
“È uscito” mi risponde mamma.
“E dov’è andato?”
“A fare footing”
“E che cos’è il footing?”
“È andato a correre, va a Castellabate e torna”
La spuma monta, il cucchiaino affonda. Salgono bolle al bordo del bicchiere.
Nonno mi passa lo zabaione pronto.
All’amaro e soffice dell’orzo, per ogni boccone scoppiettano granelli di zucchero.
La mattina del giorno dopo lo sento.
Esce da casa, mamma lo saluta. Sento i passi nel corridoio esterno.
Scendo dal letto, mi affaccio alla finestra. Lo vedo.
È vestito tutto di bianco. Cammina, finché non si allontana un po’ da casa, poi inizia a correre lentamente. Una forma di pudore diffusa, che il runner scafato perde poi completamente. Saltella papà; la strada è un po’ in salita. Vedo per la prima volta dei polpacci da adulto.
Si allontana in poco tempo, scompare alla mia vista.
Vado in cucina scalzo.
“Papà è andato a fare footing?” chiedo e anticipo ogni cazziata.
“Sì, è uscito adesso”
Spero nello zabaione, ma non ne vedo traccia.
Affamato, curioso e parzialmente assonnato, mentre faccio colazione, mi chiedo quanto a lungo correrà. Castellabate mi sembra lontanissima.
Più tardi, mentre siamo a riva, pronti a fare il bagno, glielo chiedo.
“Posso venire domani con te?”
“Dove?”
“A fare footing”
“Ah… Guarda che è faticoso”
“Solo una volta”
“Va bene, andiamo. Vuoi venire domani mattina?”
“Sì!”
Entriamo in acqua a fare il bagno.
Pupazz, meraviglia, sentivo la mancanza dei veri blog, come li sapevo io.
E pure dello zabaione.
A presto 🙂
Tu mi credi? Due sere fa riecheggiava qua, tra i palazzi “Beo Beo” 😀 A presto!
Che meraviglia sto post… Ora però voglio lo zabaione, ed è tutta colpa tua.
Se passi dai miei, basta che chiedi
A me lo zabaione non è ma piaciuto, però Seb le giornate lunghe al mare in Cilento me le hai fatte rivivere tutte. ♥
♥
Sul “guarda che è faticoso” il mio blog sarebbe finito per sempre.
Ciao, Nemesi
Dal mare a Castellabate quasi 6 km di salita. Bello che in questo blog che ho scoperto solo ieri 22/09/18 c’è il mio Cilento …
Ciao, Pierluigi.
Piacere mio che tu abbia trovato il mio blog.
Anche per me Castellabate è un po’ casa; sono davvero contento che ti sia piaciuto leggere il mio post.