Le domande “da runner” che mi vengono poste più di frequente:
- “Perché lo fai?” (e puoi immaginarla cantata da Marco Masini)
- “Hai fatto la maratona di New York?”, seguita senza ascoltare la mia risposta da “quanti chilometri è lunga una maratona?”
- “Quali scarpe devo comprare?”
Questo articolo è stato scritto con un obiettivo chiaro: rispondere a quest’ultima domanda e guidarti alla scelta delle scarpe.
Anzi, due obiettivi: il secondo è quello di potere rispondere d’ora in avanti, facendo copia/incolla di questo post.
Pronto?
Valutiamo punto per punto.
L’ultimo sarà una grandissima rivelazione.
Consiglio mio personale: àrmati dell’ultimo numero di Scarpe&Sport, un’ottima guida cartacea.
- Il peso
Più sei pesante, più è opportuna una scarpa “pesante”: di quelle sopra i 300 grammi, per darti un riferimento;
la motivazione è semplice: a un maggiore peso dell’atleta corrisponde un maggiore impatto al suolo.
Pare si possa stimare un impatto al suolo pari al proprio peso moltiplicato per tre. - Il grado di allenamento
Sei poco allenato? Quasi certamente correrai meno bene, con una tecnica ancora non ottimale.
(Puoi leggere il mio articolo a riguardo per saperne qualcosa in più: la tecnica di corsa)
Se sei poco allenato e sovrappeso, una scarpa più protettiva è un buon modo per tutelarti.
E vale il discorso opposto: più sei leggero e veloce, più sei efficiente, meno hai bisogno di protezione fornita dalle scarpe.
Quando inizierai a fare ripetute e gare, ti servirà il secondo paio di scarpe, quelle “veloci”. - Dove corri?
Le ipotesi più frequenti sono: strada e trail (sterrati di collina/montagna).
È difficile confondere le due tipologie di scarpa:
quella da strada hanno il battistrada meno sagomato e la tomaia più leggera;
quelle da trail hanno il battistrada con i “denti” e la tomaia più resistente, non di rado impermeabile.
Battistrada, tomaia: non temere, tra poche righe ti parlerò delle parti che compongono una scarpa. - L’appoggio
Tre sono le ipotesi, guardando al piede come fossimo alle spalle di noi stessi:
appoggio neutro: il piede impatta parallelamente al terreno; la maggior parte delle scarpe sono fatte per questo tipo di appoggio;
appoggio in pronazione: per dirla semplicemente, il piede tende a piegarsi verso l’interno;
i gradi della pronazione sono vari;
se il grado è molto accentuato (tipo piede piatto), un supporto in corrispondenza dell’arco può essere un valido aiuto;
niente di preoccupante in ogni caso: molte scarpe neutre hanno anche il supporto anti-pronazione, che si attiva solo se “serve”;
appoggio in supinazione: il contrario della pronazione; il piede piega prima verso l’esterno, poi torna in appoggio neutro;
sembra innaturale, in effetti è un modo per usare una sorta di “effetto molla”: guarda l’appoggio di quelli che vanno veramente forte: esatto, appoggiano così. - Forma del piede
Pianta larga, pianta stretta; collo del piede grosso o sottile: in questo caso non c’è un’indicazione precisa; molto dipende dai marchi; negli anni ho imparato a conoscere di ogni azienda le caratteristiche generiche, che più o meno si ripetono.
Ho le mie case di produzione preferite, ma nessuna di queste mi sponsorizza, quindi, a meno che ciò non avvenga, non un solo nome verrà fuori. - Excursus “tecnico”
Le parti di una scarpa:
la tomaia è la parte esterna della scarpa e fascia il piede;
l’intersuola è ciò che sta sotto la tua fascia plantare e ammortizza l’appoggio: quasi ogni marchio ha sviluppato un proprio sistema ammortizzante;
la conchiglia è la parte posteriore che tiene fermo il tallone ed è molto importante;
il battistrada è lo strato che poggia a terra.
Le scarpe per categoria:
questa categorizzazione non sembra avere più grosso successo, per volontà degli stessi marchi produttori;
in sintesi si va (si andava) per peso dalle più leggere alle più pesanti; e ci si rifaceva ai ritmi di allenamento e al peso del runner per indirizzarsi verso una o l’altra:
A0 = minimaliste
A1 = superleggere
A2 = intermedie
A3 = massimo ammortizzamento (neutre)
A4 = stabili
A5 = trial running (corsa in natura) - Trucchetto
La scarpa da running andrebbe acquistata sempre con un po’ di abbondanza: meglio mezzo numero in più.
Ma il vero trucco è essere nipponici.
Io faccio così: uso la taglia JPN, che è univoca ed è in centimetri; c’è su tutte le scarpe: controlla.
Basta misurare a casa la lunghezza del proprio piede: dritto in piedi, tallone contro il muro, piede rilassato; misura e aggiungi mezzo centimetro.
Lo fai una volta, vale sempre. Problema risolto. - E infine la regola aurea, quella che ti salva l’acquisto:
pròvale; usa i tapis roulant dei negozi, “sentile”. Difficilmente sbaglierai.
In generale, un paio di scarpe da corsa dovrebbe durare tra i 650 e gli 800 chilometri (3 o 4 mesi per chi corre regolarmente). Date un occhiata alle vostre scarpe e controllare se la suola o l’intersuola sono compresse o usurate. Se lo sono, potrebbe essere il momento di acquistarne un nuovo paio. Ricordate che una scelta sbagliata di queste calzature potrebbe determinare problemi di fascite plantare o sindrome da stress tibiale.
Senz’altro, concordo con te: la stima media è quella.
Molto dipende anche dal singolo caso: ogni runner fa testo a sé, ogni scarpa ha una sua resa.
Io noto che da marca a marca ci sono delle significative differenze.