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ONDINA VALLA - UNA STORIA IN FOTO

Ondina Valla – Una storia in foto

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  • Categoria dell'articolo:Grandi atleti
  • Commenti dell'articolo:4 commenti

Milano ha una strada

È intitolata a Ondina Valla e si trova nel sesto municipio, zona Romolo, vicino alla IULM. È stata inaugurata il 26 marzo 2018. Lo so perché ero a Milano da poco. Ho letto la notizia in metro -> link Non sapevo chi fosse Ondina Valla, ma c’era scritto “atleta” e mi ha incuriosito. Ho cercato informazioni, ho preso un appunto e l’ho messo da parte.
Ondina Valla
Ondina Valla

Trebisonda “Ondina” Valla, nata il 20 maggio 1916

Naso affilato, sorriso aperto, fisico filiforme. Bolognese di Porta Galliera, a soli undici anni le prime gare. Un talento atletico smisurato, poliedrico, e una determinazione non quantificabile. La sua specialità sono stati per tutta la vita gli 80 metri ostacoli, ma ha vinto titoli e medaglie anche nei 100 metri piani, nella staffetta 4×100, nel pentathlon e nel salto in alto. E il suo record personale di salto in alto, primato nazionale del tempo, è rimasto imbattuto dal 1937 fino al 1955. Un’infinità atletica.

La rivale

Come spesso accade, un talento enorme deflagra quando si scontra con uno altrettanto grande. E così è stato anche per Ondina, che ha trovato in Claudia Testoni la sua controparte. Un’amica e uno sprone. Un’altra atleta strepitosa. Si sono incontrate che erano ancora due bambine; Claudia poco più grande di Ondina. Stessa scuola e stessa società sportiva: una coincidenza da soggetto cinematografico.

Testoni e VallaTestoni e Valla a passo di danza

La carriera prima del trionfo

Tra la fine degli anni ’20 e l’inizio dei ’30 sono arrivate per Ondina le prime affermazioni. Nel ’29 a tredici anni la prima riunione internazionale di atletica, organizzata a Bologna. Nemmeno aveva le scarpe chiodate, eppure è arrivato il quinto posto e il Resto del Carlino ha riportato orgogliosamente in prima pagina la notizia. L’anno dopo al meeting di Napoli ha ottenuto la prima convocazione in nazionale e il terzo posto negli 80 metri ostacoli. Pochissimi mesi dopo a Firenze nella stessa specialità ha fatto segnare il nuovo record italiano. In seguito c’è stato il primo mondiale di atletica a Praga. E altri record italiani; l’inizio di una lunga serie. Tutto questo a non ancora sedici anni. Poi è arrivato il 1932, anno importante e amaro. Ondina ha appena ritoccato il record italiano degli 80 metri ostacoli (12″3) e anche solo per ciò doveva partire per i Giochi olimpici di Los Angeles. Ma c’era il regime fascista. E i Patti Lateranensi erano da poco stati siglati. Così Ondina viene lasciata a casa, esclusa per pressioni del Vaticano, che ha ritenuto non ammissibile quel viaggio transoceanico per una sedicenne: unica donna in una spedizione tutta maschile.

Berlino ’36

E allora la giovane bolognese ha dovuto aspettare le successive Olimpiadi del ’36 a Berlino. Quelle famose per la regia di Leni Riefenstahl e per Jesse Owens, che ha deriso il concetto di razza ariana. Finale degli 80 metri ostacoli femminili: due italiane in finale; Valla e Testoni, che è data come la grande favorita. Ondina ha avuto le gambe dolenti dopo le qualifiche. Per rilassarsi, prima della finale ha buttato giù uno zuccherino imbevuto nel cognac: a ogni epoca i propri integratori. Pochi istanti dopo lo sparo tutte e sei le finaliste erano quasi alla pari; la Testoni poco più avanti, perché scattata agilmente. A metà gara erano tutte una linea compatta che saltava ostacoli. Sulla linea d’arrivo si sono tuffate in cinque: il filo di tessuto bianco chiaramente teso dal petto di Ondina. Verifica al fotofinish grazie all’apparecchio Kirby: Valla 61 millesimi più veloce della seconda, la Steuer, atleta di casa; terza la Taylor, canadese; quarta la delusa Testoni. È arrivata quel giorno la prima medaglia d’oro femminile olimpica italiana.

La quercia

Mentre riceveva la medaglia d’oro, in mano Ondina aveva un alberello di quercia, simbolo di forza. Al ritorno a casa, grande festa e grandi onori. E siccome era una gran tifosa del Bologna calcio, la sua città l’ha premiata con un abbonamento alla squadra. La quercia è stata piantata per sua volontà in un’aiuola, vicino alla piscina coperta dello stadio. Dopo Berlino ci sono stati anni di record e titoli. Nel ’43, mentre la guerra minacciava l’Italia, ha incontrato il medico Gabriele De Lucchi, ortopedico del Rizzoli di Bologna, che l’ha avuta in cura per il mal di schiena. Si sono sposati nel ’44. Nel menù di nozze c’erano pasta e fagioli. Il “viaggio di nozze” l’hanno fatto in bici tra Bologna e il Veneto. La medaglia di Berlino gliel’hanno rubata in casa nel 1978, lasciandole il solo supporto in legno. Primo Nebiolo, presidente IAAF del tempo, gliene ha fatta avere una copia identica all’originale pochi anni dopo. Ondina è morta nel 2006 a novant’anni. La quercia è ancora lì.
La quercia di Ondina
La quercia di Ondina

La statua di Rito

Ancora oggi all’ingresso dell’azienda Carpigiani, ad Anzola Emilia (BO) c’è una statua; opera del fratello di Ondina, Rito Valla: la raffigura mentre salta un ostacolo che non c’è. È proprio lei: forza e grazia. Vorrei che una delle mie sorelle fosse un’ostacolista. Vorrei essere io uno scultore.
La statua di Ondina Valla
La statua di Rito Valla, dedicata alla sorella Ondina
 
La maggior parte delle informazioni per la scrittura di questo post vengono dal sito dedicato all’atleta: http://ondinavalla.it/

Questo articolo ha 4 commenti.

  1. Giancarlo Valli

    Mi ha commosso. Una storia bellissima di tempi passati.

    1. Seba

      Grazie, Giancarlo!

  2. Paolo

    Davvero bello, interessante e ben documentato. Un tuffo nel passato, un immersione in epoche mai vissute. Complimenti!

    1. Seba

      Grazie, Paolo!

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