Se il coach ha detto: “per la mezza maratona di Napoli questa è l’andatura”, questa è l’andatura.
Gps al primo chilometro: “Antoni’, siamo molto più lenti, acceleriamo”.
Gps al secondo chilometro: “Siamo trenta secondi sotto il ritmo gara, non è possibile. Vabbuo’, jamm”
Se ci sarà questo vento per tutto il lungomare, auguri.
Non solo ci sposta, ma toglie pure aria.
Vabbuo’, a me come a tutti gli altri.
Però chi è più pesante, viene spostato meno. O no?
“Aniello, tutt a post?”
C’è pure Peppe, che ogni tanto parte all’arrembaggio e mantiene alto il buonumore, salutando e incitando.
Oh, i primi volano.
Al giro di boa passano in direzione contraria come saette.
Venti chilometri orari, come un Ciao o un Sì.
Almeno, a tornare il vento dovrebbe essere a favore.
Infatti va meglio. Si respira, si suda anche un po’.

A pranzo quella pasta e patate la faccio piangere.
E voglio pure la genovese.
– Non sbattere i piedi.
– Sto stanco.
– Non c’entra, ti stanchi di più.Ah, siamo al quindicesimo. Io e il mio alter ego maligno.
Buono, non manca troppo.
No, ma non ce la faccio. Mo arriva la salita in galleria.
Vabbuo’, oh, rallento e la finisco piano.
Aspe’, però, se accorcio il passo e salgo più agile?
Ja, che si vede la luce in fondo al tunnel.
Siamo tutti morti, liberi tra poco.
Cioè, è medico, ha 45 anni e non molla.
Solo perché siamo in salita cede un po’ e si stacca da me di qualche metro.
Catherine Bertone, detentrice mondiale del record di maratona, categoria M45.
Tieni a mente chi sono i campioni, Seba.
‘sto cazzo di vento fuori dal tunnel.
E basta!
Meno male che, arrivati al piazzale, mancano due chilometri.
Dai, che basta arrivare a venti, poi manca l’ultimo: è fatta.
Lo stadio San Paolo: recupero adrenalina immotivata.
Il fianco, ho come uno spillone che mi punge.
Perché? Che è ‘sta novità?
Perché non arriva il cartello dei 20? Quanto è lungo questo chilometro?
Uh, eccolo! Ja, è fatta.
Mi bruciano i piedi, ho i quadricipiti di piombo. Ma è fatta.
No, non mollo questi due davanti, mi aggancio a loro.
Bello questo chilometro finale tutte curve, un po’ in salita.
Bello proprio.
Guardo l’orologio solo a 21 km.
Ok, ora guardo: 1h 17′ e rotti: ma che cazzo leggo?
Uh, e devo sbrigarmi, miglioro il personale!
Tabellone elettronico, pochi metri, 1h17’30”.
Oh, aspettami, sono qua! Ho finito.
“Bravi, ragazzi”.
Do il cinque a tutti.
Arrivano facce conosciute: Peppe, che finisce con grande forza, e Antonino, che ha un po’ sofferto all’ultimo.
– – –
Questo per rispondere a Iva, che mi chiede: “Ma a che pensi, mentre corri ventuno chilometri?”