Da dove cominciare? È una lunga storia.
No, macché. È una storia che spero sempre più breve, anzi.
Dipendesse da me, la chiuderei in 30′. Devo tuttavia fare i conti con una serie di parametri più o meno scientifici, che mi impediscono voli pindarici e soprattutto chilometri corsi a 3’/km, ma va bene così.
Vi ho mai detto che la corsa non regala un cazzo?
Ah, sì. L’ho fatto. Avete ragione.
Anzi, no! Non è più vero!
Ne parlavamo stamattina e qualche giorno fa in una chat di cumpagnielli di corsa: le maledette Nike vaporqualcosa 4% ti fanno andare più veloce e forse sono doping, e costano 270€, e migliorano le prestazioni di chiunque. Quindi regalano qualcosa.
Però, ‘uagliu’, duecentosettanta euro.
“E la corsa è democratica, e la corsa è semplice, e la corsa è alla portata di tutti…”
Ja.
Ja!
Ah, ma perché sto scrivendo tutto ciò?
Eh, perché sono andato a Magenta stamattina, cittadina della celebre battaglia, citata anche in una canzone scout, perciò la conosco io, e ho corso una 10 km con una quantità imbarazzante di giuvinastri che corrono molto veloce. Maledetti.
Sono andato con Alessandro, anche lui mio amico grazie a Strava. Il social più utile della storia.
Ale è un M40 con i controattributi, secondo di categoria oggi. Ha un passato da atleta quasi professionista, è tornato alle gare su spinta della moglie, detta anche la “manager”, che spesso – non oggi – lo segue in gara per fare foto e prendere intertempi.
Eh. Avete letto bene.
Non gli ho chiesto se sua moglie ha una gemella omozigote.
Comunque, la gara:
La StraMagenta è gara Fidal. Ben organizzata, migliorabile.
Partenza comoda e larga, ma con una sola minigriglia davanti. Io e Ale ne siamo fuori e finiamo un po’ nel gruppone, ma allo start sgusciamo via come bisce e spariamo un gran primo chilometro.
Ci assestiamo col passo. Le promesse degli organizzatori sono di una gara velocissima. Parzialmente vero, perché il giro in centro prevede dei passaggi molto suggestivi dentro giardini e portoni di palazzi, ma con curve strette su sampietrini e sterrato.

In ogni caso passiamo bene al primo giro da 5 km. Riuscissi a piazzare lo split negativo, farei un tempone (per me).
Ma ve lo dico già da mo: niente da fare.
Stacco via via Ale, ma di pochissimo, abbastanza da non vederlo più e provo a tirare.
Invece (e me lo dice proprio lui, che da dietro mi vede correre) mi “siedo” e spingo meno.
Tengo il ritmo comunque e chiudo sotto i 35′. Appuntamento rimandato col PB.
Già fremo.

E chiudiamo con la questione fondamentale.
Al ristoro c’era molta crostata.
Molta. Crostata.
Organizzatori, leggete tutti attentamente: molta crostata.
E io avevo le mani a cuppetiello. Piene di.
ciao Sebastiano,
leggo sempre i tuoi racconti. complimenti per come corri (quanto corri!!!) e come scrivi.
Proprio in questi giorni riflettevo con la mia compagna (lei non corre, non ha mai corso, e non vuole correre) su quanto la corsa regali poco (non regala un cazzo, cit) anche a discapito di allenamenti progressivi, ripetute, fartleck, e chi più ne ha più ne metta…fatti con costanza in inverno, estate, primavera, con il vento (come oggi), pioggia e tutto il resto…
anzi, alle volte la corsa pare proprio essere una tipa stronza. Quelle ragazze che se la tirano. che anche se tu sei lì a regalarle tempo, attenzioni, denaro (anche per le maledette vapor fly) loro nemmeno ti vedono…tanto da farti sentire così grato per un loro “ciao” (che potrebbero essere le ripetute corse ad un ritmo leggermente più forte del solito) che nemmeno Kipchoge a Vienna mentre vede il traguardo avvicinarsi.
Spesso mi domando se esistano sport così severi come la corsa. probabilmente sì. ma la momento non li conosco.
ciao!
Ciao, Matte!
Ben trovato anche sul blog 🙂
Grazie per i complimenti, gentilissimo tu.
Concordo in toto. La corsa è dura e non regala, ma forse il legame che ci tiene a lei è proprio questo: non c’è inganno. È basilare, è immediata, ci rimette ogni volta di fronte alla semplicità di un gesto innato.
Alla prossima!