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Buca d’angolo in tre sponde

Lui dorme. Il respiro regolare, che sfarfalla quando espira, sembra un russare timido. Il suo corpo un po’ bolso, compatto come una gelatina, ora pare che non gravi più sul materasso. Infatti s’è fermato dopo un paio di capriole sul fianco. Prima di qua, poi di là. S’è placato alla fine. Sta con una mano tra le ginocchia piegate verso il petto e l’altra sotto il cuscino, vicina alla guancia. Ha trovato il verso giusto. Dà le spalle a Lei.

Lei lo guarda. Vede la schiena che ama e da cui pian piano s’allontana, indietreggiando con i fianchi e le gambe, poi con il busto. Rotola su sé stessa per cambiare lato. Dà le spalle a Lui, tira un po’ le lenzuola verso di sé, se le porta sopra la testa e le stringe attorno alla faccia come un burqa. Nel buio della stanza, che non le è familiare, cerca punti di riferimento. Il buio è quasi totale, a parte per uno spiraglio di luce che entra dalla finestra: un buchino laterale nella muratura, rimasto aperto dopo il rifacimento degli infissi, che sono nuovi e insonorizzati.
Con gli occhi fissa quel vuoto luminoso. Le sembra un conforto, le sembra un segnale. Potrebbe essere la soluzione.
Ha il respiro dei pesci fuori dall’acqua, il cuore nelle orecchie.

Una settimana prima Lui le ha girato una mail: la prenotazione di un b&b per passare fuori il weekend. Proposta un po’ casuale, inaspettata, ma è inverno e fa caldo, si sta bene e la destinazione è vicina al mare. E poi sono entrambi stanchi per il lavoro, pesante e inutile, e per le discussioni con i familiari, capaci di affondare come piombi attaccati alle lenze.
Il b&b s’è rivelato molto carino, rustico ma arredato bene, tutto bianco all’esterno, porte e finestre in legno d’ulivo. Confermata la buona impressione delle foto viste online.
Sabato sera cena fuori, locale di pesce. S’è mangiato bene, il vino bianco ha fatto compagnia e li ha fatti ridere. Rientrati al b&b, passando per il corridoio esterno di pietrisco, lui s’è fermato. Come sempre, ha allacciato male le scarpe, ché lo fa sciattamente e si ferma ogni dieci minuti a riannodarli. Lei prima si imbestialiva, ma ormai lo aspetta come una sorella rassegnata.
Lui, però, l’ha chiamata a sé questa volta. Lei è andata, pronta a fare la parte di chi deve rimproverarlo, ma ridendo ‘mbriachella. S’è avvicinata e l’ha trovato con in mano una scatolina, che una volta aperta, ha rivelato il suo contenuto: un anello.
L’anello, come nei film.
E Lei s’è portata le mani alla faccia, come nei film.
E s’è messa a piangere senza sapere se per la gioia, la sorpresa o chissà che altro. Un po’ spaventata. Non proprio come nei film.
Lui non se n’è accorto, perché impegnato a prendere l’anello, stando attento a tenerlo per mostrare la parte superiore, quella con il brillante. L’ha sollevato, sorridendo imbarazzato ma felice. Lei non ha fatto caso subito alla pietra, perché s’è fermata a guardare il cerchietto di metallo. Il buco lì in mezzo l’ha rapita per un paio di istanti, poi s’è inginocchiata per abbracciarlo e baciarlo sulla fronte e sulle guance. 
 

Lo sguardo da burqa si sposta verso la porta. Filtra tra quella e il pavimento una luce sottile, una feritoia. Sicura del sonno profondo di Lui, Lei comincia a progettare. Passa in rassegna tutto ciò che serve, tutti i passaggi da fare e la successione di questi.
I vestiti prima di tutto. Sono sulla sedia, vicino alla scrivania. Li deve portare in bagno.
Assieme ai vestiti le chiavi dell’auto, pure loro sulla scrivania.
Le scarpe poi. Sono in bagno. Le prenderà dopo avere fatto pipì.
Una copia delle chiavi di casa ce l’ha in borsa, che sta appesa all’attaccapanni vicino alla porta.
Deve stare attenta a non fare casino.
Lo zaino con tutto il resto della roba lo lascia lì, nessun problema. L’importante è fuggire.
Ora si tratta solo di riuscire a scendere dal letto con molta calma, come a dovere andare in bagno, ma senza perdere troppo tempo, ché anche durante il sonno resta alto un certo livello di attenzione. La porta potrebbe essere un problema, perché non ricorda quanto sia rumorosa nei cardini, nel cigolio, nello scatto.
Si toglie le lenzuola dalla testa, le sembra di tornare a respirare decentemente. Il cuore s’è calmato, lo sente rimbalzare all’altezza del diaframma, come si fosse spostato.

Guarda Lui che dorme. Ha un accenno di piazza tra i capelli, dietro, però li tiene sempre ordinati in un taglio corto. Come si gode Lui il sonno, nessun al mondo. Anche più di Lei. Lo vede e sente respirare maluccio, come al solito. Ha il setto nasale deviato, glielo sta dicendo da anni, ma Lui non vuole fare la visita. Ha paura e non vuole ammetterlo, specialmente con Lei. Allora rimanda ogni volta, ogni volta una scusa. E nonostante ciò, dorme come una pietra.
La sua sagoma è inconfondibile. Quel corpo placido le è piaciuto subito, appena si sono conosciuti. L’ha intenerita. Le è sembrato che somigliasse al suo e che col suo combaciasse. Come fossero fatti di una materia simile. Un figlio da Lui le è sembrato un progetto realizzabile immediatamente.

Quando si mette a sedere sulla sponda del letto, il cuore ha rallentato. L’eco arriva alle tempie, ma senza affanno. Guarda la finestra. Guarda la porta. La luce non la richiama più via da lì.
Va in bagno, fa pipì. Torna a letto e si infila sotto le lenzuola. Gli carezza la testa, mentre Lui mugola con tono accomodante.


Photo by Zane Lee on Unsplash

Questo articolo ha 2 commenti.

  1. Paolo

    Grande Seba, breve ed intenso,
    mi sembrava di essere in quella stanza! Complimenti! 🏆

    1. Seba

      Ti ringrazio, t’abbraccio (anche se solo virtualmente).

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